COMMENTI STATICI – 10

…superius, ordine essentiali, totum inest et totum est extra suum inferius…

…essenzialmente, il superiore è tutto dentro e tutto fuori il suo inferiore…

Meister Eckhart
Ex. lib. Gen., 1, II, 61

 

Es ist eine wunderliche Sache, dass ein Ding ausfliesst und doch innen bleibt. Dass das Wort ausfliesst und doch innen bleibt, das ist gar wunderbar.

È cosa mirabile che qualcosa fluisca all’esterno e tuttavia permanga all’interno. Che la parola esca all’esterno e tuttavia rimanga all’interno è davvero meraviglioso.

Meister Eckhart
Sermoni tedeschi, 30

Non confundar era una preghiera che risuonava sommessamente fra i bassi archi romanici e di cui una traduzione sarebbe: separami dalla confusione. Il superiore infatti è tutto dentro e tutto fuori, né mai misto. Perciò serve separazione, ovvero estrema discrezione con il mondo, per attuare la comunione, ovvero l’estrema continuità con il mondo, perché solo l’Uno ovvero il superiore può fare che essenzialmente ciò avvenga, ed esso è tutto dentro e tutto fuori. Un chiostro, un giardino, una camera, queste sono le immagini del destino illeso dell’uomo. E la terra intera, anche, che in realtà è una radura per il cavaliere errante.

Per il parlante, il superiore è la parola, che fluisce all’esterno e tuttavia permane all’interno. Sul superiore non si ha potere, ma si può cercare di comprenderlo – e cercare di comprendere è divenire consci che comprendere è essere –. Per questo la parola non si mercanteggia, come se essa appartenesse a qualcuno e questo qualcuno avesse il potere di serbarla per sé o separarsene offrendola. Invero, non v’è scambio né proprietà della parola, ma solo eredità e comunione.

Così non posso capire qualcosa che io stesso non abbia dentro, dentro perlomeno in potenza, dentro infatti tutto è in potenza e in potenza v’è tutto. Potenzialmente, ogni immagine, ogni idea dell’uno è dell’altro se comunicata, se posta in comunione. Perché la comunicazione è, nel penetrale del suo etimo, una comunione, la quale è a sua volta, passivamente, indistinzione dei soggetti che ad essa partecipano, tanto quanto, attivamente, unione degli stessi soggetti. Detta altrimenti, nel mondo della coscienza, nel mondo del continuo, di cui la parola è l’espressione più lontana e più alta, le barriere distintive che ci fanno dire io e tu sono tali temporaneamente e apparentemente. Simili distinzioni sono necessarie alla dialettica e alla logica, che sono un passo, forse il primo, ma solo uno, nel cammino senza orizzonte della conoscenza.

È la parola stessa a rivelarcelo. La parola è un unico evento che si manifesta in più menti, che si fanno una nell’uno che è l’evento della parola. Uno, poiché sempre l’evento del dire è coincidente con quello dell’ascoltare. La parola è contemporanea in chi parla e in chi ascolta. La parola, solo l’ascolto la rende voce. Non esiste nemmeno la mia parola se ad essa non presto ascolto: la parola è tutta dentro e tutta fuori, perché io possa dirla e ascoltarla, contemporaneamente. Non esiste la parola altrui se non posso dirla: essa è tutta fuori e tutta dentro, perché io possa ascoltarla e dirla, contemporaneamente.

Così la parola che viene da molto dentro è quella che fluisce molto fuori, ed è quella che necessita dell’ascolto più penetrante, essendo la parola più lontana e intima. È a questa cosa mirabile che tenta di esercitare la poesia.

 

Federico Pietrobelli